Figure che conoscono solo la propria verità e si reinventano un proprio copione. The Invisible Monster è il nuovo progetto di Massimo Festi.
La maschera può essere una seconda pelle o un feticcio, può nascondere l'identità, ma può anche crearne un'altra o rivelarne i lati nascosti, tirando fuori l'alter ego disinibito di chi la indossa. Nei lavori di Massimo Festi, artista ferrarese, questo oggetto carico di valenze simboliche e archetipiche assume il valore di “simulacro di identità” ed esalta la diversità, l'ambiguità e l'imperfezione elevate allo status di valori. L'autore si definisce “neoumanista”, le tematiche che affronta sono antropocentriche. Le sue opere indagano sulle contraddizioni e gli stereotipi della nostra epoca, sono ritratti degli innumerevoli Dr Jekyll e Mr Hyde contemporanei. Gli antieroi appaiono più intriganti degli eroi: si tratta di personaggi più complessi e sempre imprevedibili.
Nella FotoGallery sono visibili in anteprima le immagini del progetto più recente di Massimo Festi, The Invisible Monster, curato da Francesca Baboni e Stafano Taddei, presentato alla Biennale di Videofotografia Contemporanea di Alessandria 2011.
Che significato hanno per te le maschere?
Le maschere mi piacciono e mi divertono da sempre, trovo che siano un elemento per divenire altro da sé o essere davvero se stessi. La maschera è un simulacro di identità, in quanto la condizione di anonimato che si ritrova celando il volto è seguita dalla creazione di una nuova identità, e anche in relazione alle azioni che poi si compiono si diventa qualcun altro, inevitabilmente o volutamente.
The Invisible Monster è un'indagine interiore che sonda l'identità e il corpo alla ricerca del “mostro” invisibile che abbiamo dentro. Un joker dall'aria triste e poetica e un'improbabile madre con maschera antigas, un bambolotto e una pistola sono figure che conoscono la propria verità, ma non quella degli altri, si reinventano un copione per adeguarvi la propria vita. La nuova maschera liberatoria che Joker le propone se la deve conquistare, è una storia quasi d'amore e corteggiamento, il cui sottofondo è una melodia che sembra una ninna nanna. Ma Goya insegna che “il sonno della ragione genera mostri”.
Come intervieni sulle fotografie?
C'è sempre un intervento “pittorico” sui soggetti, può trattarsi di pittura digitale o di un intervento manuale. Nei miei primi lavori, per esempio, la maschera era dipinta a mano con il colore acrilico nero, era una maschera intesa come seconda pelle; mentre ora le maschere le faccio indossare direttamente ai miei modelli per le foto. L'intervento finale sulla stampa può esserci oppure no.
The Invisible Monster comprende un video e due foto inseriti in un contesto buio, a sottolineare il senso di ricerca interiore. Un ruolo importante assumono anche le cornici ovali baroccheggianti e carta da parati dal gusto retrò. Come mai hai adottato questa soluzione?
Per dare un tono aulico e vissuto ai soggetti, come in una vecchia quadreria di famiglia, in un ambiente domestico carico di storie e di disagio. “Disturbi e Ossessioni” è infatti il tema della Biennale. A coronare il tutto, a terra rimangono i due feticci della madre (bambolotto e pistola) come ultimi narratori.
È evidente la tua passione per i fumetti. Qual è l'eroe o antieroe che ti affascina di più?
Tendo a preferire gli antieroi, fatta eccezione per Superman, a causa dell'interessante teoria espressa dal protagonista di Kill Bill 2 sulla filosofia che circonda i supereroi. Bill dice che di solito c'è il supereroe e il suo alter ego. Batman è Bruce Waine, l'Uomo Ragno è Peter Parker. Queste persone comuni devono mettersi un costume per trasformarsi in supereroi. Superman invece è nato Superman, e la tuta con la S rossa è la coperta che lo avvolgeva da bambino quando i Kent lo trovarono. Il vero costume è quello che indossa come Clark Kent per mimetizzarsi fra gli umani. Debole, insicuro, vigliacco, Clark Kent è la critica di Superman alla razza umana.
Tra gli antieroi, invece, il mio preferito di sempre è Joker. È un diverso, un freak, affascinante nella sua "mostruosità", è un dandy decadente, è autoironico, è un artista, la sua personalità è complessa, e per questo lui è più interessante dei supereroi. Gli antieroi sono più intriganti perché in seguito ad un trauma da uomini buoni diventano antieroi "cattivi”, ed anche loro fanno una critica al genere umano ed al falso buonismo. Inoltre, non sono mai scontati e mai banali: non sai mai quale efferatezza compirà Joker ma sai sempre che Batman cercherà di rimediare.
Prossimi progetti?
A Berlino è in corso fino al 30 aprile una mia mostra personale, poi sto lavorando a un progetto con Solidea Ruggiero e Sponge Arte Contemporanea, la mostra sarà a luglio. Si tratta di un lavoro incentrato sul tema del corpo e della parola, ma non posso svelare di più.
